I molteplici interventi dell’Esecutivo, a seguito della pandemia in corso, hanno riguardato ed interessato tanti aspetti importanti della vita dei cittadini. La Lega italiana dei diritti dell’Uomo dopo una riflessione a più voci ha affidato all’avvocato Anna Maria Pitzolu componente dell’Esecutivo la redazione di un documento che esprimesse la posizione dell’associazione su temi tanto delicati che interessano i diritti umani così bene sanciti dalla nostra Costituzione.

Eugenio Ficorilli  (Presidente nazionale)

 

A seguito dell’emergenza sanitaria da COVID-19 sono state imposte limitazioni alla libertà di circolazione, di domicilio, di riunione, di pratica della propria religione, di riservatezza, di iniziativa economica, di scelta del trattamento sanitario, giustificate dall’esigenza di assicurare il primario diritto alla vita mediante il contenimento del contagio.

La lettura delle opinioni circolanti sul web e di molti articoli di stampa induce la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo a porre l’attenzione su alcuni aspetti rilevantissimi per la previsione ed attuazione degli strumenti per contrastare l’emergenza sanitaria.

Prima di tutto occorre ricordare il rilievo riconosciuto ai diritti inviolabili dell’Uomo dall’art. 2 della nostra Costituzione, declinati nelle loro espressioni dalla Corte Costituzionale in numerose pronunce, la cui limitazione è consentita solo in presenza di conflitto con altri interessi costituzionalmente protetti. In tali casi si impone l’esigenza di un “ragionevole bilanciamento” degli uni con gli altri il quale, tuttavia, non può mai pregiudicare la “garanzia di un nucleo irriducibile del diritto” protetto dalla Carta Costituzionale “come ambito inviolabile della dignità umana”, che impone di impedire la costituzione di situazioni prive di tutela (C.Cost. n. 252/2001).

La tutela del diritto alla salute è riconosciuta dall’art. 32 Cost. come diritto inviolabile della persona umana, prima ancora che interesse della collettività, il quale deve essere realizzato positivamente dal legislatore mediante una non irragionevole opera di bilanciamento fra i valori costituzionali e di commisurazione degli obiettivi così determinati alle risorse esistenti, il cui nucleo irriducibile consiste nell’assicurare cure gratuite agli indigenti.

Quanto ai trattamenti sanitari obbligatori, la Corte ha chiarito che essi possono essere imposti solo dalla necessità di salvaguardare contemporaneamente la salute individuale e la salute collettiva, nel senso che l’eventuale conflitto tra la libertà individuale e l’interesse alla salute collettiva può essere risolto a favore di quest’ultimo solo nei casi in cui la sua tutela coincida con la tutela della salute dell’individuo, ferma restando l’esigenza di salvaguardare la dignità della persona, che comprende anche il diritto alla riservatezza sul proprio stato di salute ed al mantenimento della vita lavorativa e di relazione compatibile con tale stato.

In questa cornice di principi, l’adozione di misure restrittive della libertà personale deve essere rigorosamente e razionalmente giustificata dalle esigenze di tutela della salute collettiva dai contagi. Rigore e razionalità impongono che, nell’ambito delle determinazioni sulle modalità applicative e sugli strumenti di controllo e repressione degli abusi, la scelta di uno strumento, tra le diverse opzioni possibili, ricada su quello implicante il minore impatto sui diritti in conflitto tutelati dalla Costituzione.

Alcune misure tra quelle proposte, se adottate indiscriminatamente, potrebbero comportare la totale compromissione di ogni garanzia dei diritti violati, a volte senza neppure assicurare con certezza il controllo e la tutela della salute collettiva: si pensi all’installazione di applicazioni o trojan sui cellulari per verificare la posizione dei cittadini, senza alcuna comunicazione preventiva, né garanzie sulla loro eliminazione al termine del periodo di emergenza come ha evidenziato il <garante della privacy – Antonello Soro – “solo un decreto legge potrebbe coniugare tempestività della misura e partecipazione parlamentare”; oppure alla proposta di Bill Gates di installare un microchip sul corpo per verificare se una persona sia stata contagiata o vaccinata, quando simili informazioni potrebbero essere contenute in una tessera sanitaria o essere acquisite dalle Autorità mediante una banca dati.

Preoccupano anche le misure sempre più coercitive richieste dagli stessi cittadini, dei quali si trova traccia evidente nei commenti all’account Facebook del Presidente del Consiglio. La paura collettiva, ora come nel corso della peste manzoniana del 1630, si manifesta con le stesse espressioni: la convinzione della pericolosità degli stranieri, lo scontro tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, la razzia dei beni di prima necessità.

Negli ultimi anni ci sono stati molti focolai di infezione e gli scienziati ne preannunciano altri in futuro con una frequenza e diffusione mai viste prima. Dobbiamo certamente organizzarci per affrontare simili rischi, ma sempre con mezzi e strumenti conformi ai principi costituzionali sopra richiamati e sempre con la previsione di garanzie sulla inevitabilità e temporaneità delle misure adottate.

Un ostacolo alla riduzione dei rischi e delle conseguenti misure per fronteggiarli è rappresentato, ora come nei secoli scorsi, dalla necessità di una seria condivisione internazionale di dati, programmi, strumenti e risorse per le emergenze sanitarie. L’accordo tra Firenze e Genova per la peste del 1652 durò pochi anni; il tentativo di accordo della Prima conferenza sanitaria internazionale del 1851 sul colera fu un fiasco totale; ancora oggi i moniti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ed i protocolli per fronteggiare situazioni di pandemia sono rimasti lettera morta per un tempo sufficiente a procurare la diffusione del virus in tutto il pianeta.

Solo una vera solidarietà umana potrà assicurare in futuro il contenimento dei contagi senza le disastrose conseguenze economiche che già si prospettano e che, come nelle epidemie dei secoli passati, avranno come conseguenza certa l’impoverimento di buona parte della popolazione.

Anna Maria Pitzolu ( avvocato e  componente Comitato Esecutivo)